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8 Ottobre 2019

Il festival di Fondazione Comunica e TAG Padova torna dal 22 al 27 ottobre

Edizione internazionale, con un occhio di riguardo alla tutela dell’ambiente

Grande attesa per la lectio magistralis di Subrahmanian e l’Italy-China Tech Forum

Gran finale dentro l’aeroporto di Linate e poi con il CSV per i 50 anni di Arpanet

Padova, 8 ottobre 2019 – Alfabetizzare. È questa, di nuovo e con più forza, la parola d’ordine di DIGITALmeet 2019: la settima edizione del festival diffuso sul mondo dell’alfabetizzazione digitale più grande d’Italia, organizzata da Fondazione Comunica e Talent Garden (TAG) Padova con il patrocinio dell’Università di Padova e la main partnership di un istituto bancario orientato all’innovazione come Crédit Agricole FriulAdria, va in scena da martedì 22 a domenica 27 ottobre, per un programma che propone oltre 150 incontri (tutti gratis) in 16 regioni e si estende per la prima volta nell’arco di 6 giorni. L’altra novità arriva dalla partnership con la RAI, che aiuterà DIGITALmeet a divulgare il suo messaggio nelle case degli italiani grazie alla copertura capillare delle sedi regionali. Il festival, rappresentato dall’hashtag #DM19 e dal consueto slogan Scopri, Usa, Crea, Sogna, aprirà nuovamente le porte alle proposte bottom-up lanciate dalle comunità digitali dei territori, ma ospiterà anche i grandi eventi con gli esperti del settore e le digistar.

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7 Ottobre 2019

La tv pubblica diventa media partner del grande festival di Fondazione Comunica e TAG Padova

Potti: “Un dato importante, che dimostra la nostra crescita e valorizza il nostro lavoro”

Importante novità per DIGITALmeet, il più grande e diffuso festival italiano sulla cultura digitale, che torna con la settima edizione dal 22 al 27 ottobre. Per la prima volta, infatti, l’evento promosso da Fondazione Comunica e Talent Garden (TAG) Padova potrà contare sulla copertura mediatica della RAI. La partnership con viale Mazzini riguarda Radio 2 (che assume la veste di radio ufficiale del festival) e le redazioni Tgr dei territori coinvolti dalle iniziative di #DM19. Venerdì 18, inoltre, RAI Parlamento seguirà la conferenza stampa di presentazione del festival in programma a Palazzo Madama. Per DIGITALmeet, un aumento di visibilità esponenziale: “Il supporto della RAI indica un dato inconfutabile, e cioè la crescita del festival su tutto il territorio nazionale – commenta Gianni Potti, Presidente di Fondazione Comunica e Founder DIGITALmeet – Gran parte dei nostri eventi nascono dal basso, e la collaborazione con le redazioni Tgr rispecchia bene questa filosofia bottom-up. Avere un partner così prestigioso è un dato istituzionale importante, che valorizza il grande lavoro di tante persone che sono la vera anima di DIGITALmeet, dai volontari agli ambassador, passando per i membri del comitato scientifico”.

Il tema principale di #DM19 è il digitale, la robotica e la fabbrica esperienziale per avvicinare il pubblico più vasto alle tecnologie digitali avanzate. Inoltre, il digitale verrà arricchito con un’esigenza e priorità nazionale, europea e globale: quella dell’eco-sostenibilità.

Nell’edizione 2018 DIGITALmeet ha ospitato 152 eventi con 320 speaker e 21 mila presenze in 16 regioni: non solo in tutto il Nordest (Veneto, Friuli-Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige), ma anche Emilia Romagna e dal 2017 anche in Piemonte, Abruzzo, Campania, Calabria, Basilicata e Sicilia.


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4 Ottobre 2019

DIGITALmeet, prende forma la Digital Beer
nata dall’incontro tra innovatori e studenti dell’Accademia delle Professioni

La birra “digitale” sarà presentata e distribuita durante il festival

 

Padova, 3 ottobre 2019 – Digitale e luppolo, un binomio che si conferma vincente: è questo il messaggio lanciato da “Digital Beer”, l’evento promosso da DIGITALmeet in collaborazione con Accademia delle Professioni DIEFFE.

Da una parte il più grande e diffuso festival italiano sul mondo del digitale, promosso da Fondazione Comunica e Talent Garden Padova, che torna con la settima edizione dal 22 al 27 ottobre; dall’altra il polo didattico di riferimento per la formazione e l’aggiornamento professionale con sede a Noventa Padovana. DIGITALmeet ha portato una decina di ospiti tra innovatori del territorio e giornalisti negli spazi dell’Accademia, dove il Docente e Birraio Stefano Bisogno li ha guidati nell’ideazione di una birra “digitale” che sarà prodotta dagli allievi che frequentano i corsi di studi sulla produzione e degustazione della Birra Artigianale, fiore all’occhiello dell’Accademia delle Professioni che ha fondato Accademia Birrai Artigiani.

Dopo l’introduzione, l’incontro prosegue con una panoramica sui diversi stili e le diverse tipologie di birra curata dal Docente. Quindi è partita la degustazione, seguita da una discussione sulla birra più coerente con lo stile del gruppo. Infine gli ospiti hanno ragionato sulla grafica, progettata dagli studenti dei corsi di Web Graphic Design e Web Marketing.

Ora c’è grande attesa per vedere quale sarà il risultato. Per scoprirlo e degustare la Digital Beer, non resta che partecipare a DIGITALmeet.

 

Accademia delle Professioni DIEFFE
Accademia delle Professioni DIEFFE si è affermata nel corso degli anni come Polo Didattico di riferimento per l’Italia e per l’estero nei settori Food&Beverage e Tech&Digital. In qualità di Ente di Formazione riconosciuto e accreditato presso Ministero dell’Istruzione e Regione Veneto, opera con competenza in 3 settori:

Istruzione Scolastica | 4 Centri di Formazione Professionale rivolti a ragazzi in obbligo scolastico (13-16 anni) in Veneto e un Istituto Superiore Paritario di Enogastronomia a Padova. Circa 1000 studenti all’anno.

Accademia delle Professioni | Formazione professionale negli ambiti Food&Beverage e Tech&Digital dedicata agli adulti (+18 anni) che desiderano riqualificarsi rispetto al mercato del lavoro. Circa 1800 allievi all’anno nelle 7 sedi di Veneto, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia.

Servizi alle Aziende | Accanto a istruzione, formazione professionale e accompagnamento al lavoro, DIEFFE concentra le proprie attività sui Servizi di Formazione Continua e Consulenza per l’Impresa, con un team dedicato di Professionisti Senior.

Infine, ospita nelle proprie sedi – distribuite nelle province di Padova, Venezia, Vicenza, Treviso, Verona, Bologna e Pordenone – le più prestigiose Associazioni di Categoria, come Federazione Italiana Cuochi, Associazione Italiana Barman e Sostenitori.

 


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16 Settembre 2019

Un anteprima davvero strepitosa!  Qualche sera fa a Padova, il Presidente di Fondazione Comunica ha incontrato uno degli ospiti internazionali di questa settima edizione di DIGITALmeet: il prof. V.S. Subrahmanian.

V.S. Subrahmanian è Professore presso il Dartmouth College di Cybersecurity, Technology and Society presso il Dartmouth College. Prima di entrare a far parte di Dartmouth, è stato professore ordinario presso il Dipartimento di Informatica dell’Università del Maryland . Ha ricoperto per oltre 6 anni, la carica di direttore del Institute for Advanced Computer Studies dell’Università del Maryland, dove ha co-fondato il Lab for Computational Cultural Dynamics e ha fondato il Center for Digital International Government. Il suo lavoro si colloca esattamente all’intersezione dell’analisi dei big data per una maggiore sicurezza, policy e esigenze aziendali.

Il Prof. Subrahmanian è stato relatore invitato alle Nazioni Unite, a Capitol Hill, alla Borsa di Mumbai e in numerosi altri prestigiosi forum.

Il Prof. Subrahmanian è uno dei leader mondiali nel ragionamento logico con incertezza, logiche probabilistiche, logiche probabilistiche temporali e gestione di enormi database eterogenei con informazioni incomplete e incoerenti e database multimediali. Negli ultimi anni ha sviluppato metodi scalabili per applicare modelli probabilistici a un’ampia varietà di scenari del mondo reale. Ha creato il campo delle dinamiche culturali computazionali con una serie di nuovi metodi per analizzare i comportamenti dei gruppi terroristici e li ha applicati per fare previsioni e suggerire politiche per modellare i comportamenti di gruppi come Hezbollah, Lashkar-e-Taiba e Mujahideen. Da allora questi metodi sono stati applicati a una varietà di problemi, tra cui la previsione della stabilità delle nazioni, la previsione di violente proteste, la previsione di crisi bancarie sistemiche nei paesi, la diffusione del malware nei paesi, la previsione degli esiti dell’assistenza sanitaria e della produzione. In combinazione con l’analisi dei social network, questi metodi sono stati utilizzati anche per identificare i cattivi attori sui social media, prevedere la diffusione nei social media e suggerire metodi per influenzare i social network. Il Prof. Subrahmanian ha guidato il team che ha vinto la Sfida di rilevamento dei bot di influenza su Twitter di DARPA nell’ambito del programma SMISC ed è stato membro del team che ha vinto la Harvard Med School / SUNY Albany NGRID Challenge finanziata dal NIMH per quantificare automaticamente l’intensità dei sintomi psicologici nelle note cliniche . Il prof. Subrahmanian è uno dei leader mondiali nella progettazione, analisi e applicazione dell’analisi dei big data ai problemi del mondo reale, in modo che le decisioni ottimali possano essere prese da governi e aziende. Per quanto riguarda la sicurezza informatica, il Prof. Subrahmanian ha sviluppato alcuni dei primi algoritmi di elaborazione sicura delle query, framework di autenticazione flessibili, rilevamento del comportamento inspiegabile e rilevamento scalabile di minacce note. Il suo rapporto sulla vulnerabilità informatica globale, pubblicato a gennaio 2016, caratterizza il rischio cibernetico di 44 paesi studiando i dati su oltre 44 host all’anno in 2 anni su 20 miliardi di report di telemetria e malware.

Vi aspettiamo numerosi il 25 ottobre a Padova per la sua lectio magistralis!


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6 Settembre 2019

Luca Giuman, 57 anni veneziano, è Presidente del Consiglio di Amministrazione di Datasoil, startup innovativa nel campo  dell’intelligenza artificiale e nella consulenza per l’avvio di progetti di open innovation. Interessato all’universo delle startup digitali, è stato nel board costituente di molte startup, dopo aver operato sino al 2015 nel management di aziende produttrici di prodotti e servizi.

Membro del Comitato Scientifico di DIGITALmeet sin dalla sua prima edizione, è stato Vice Presidente della sezione Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Padova sino a giugno di quest’anno e ora è membro del direttivo della sezione per Assindustria Veneto Centro.

Dal 2012 è membro esterno del Gruppo di Accreditamento e Valutazione (GAV) del Corso di Studi in Informatica dell’Università di Padova e dal 2014 uno dei Mentor/Founder del Coderdojo di Padova (laboratorio di programmazione gratuito per bambini e ragazzi dai 5 anni in su).

 

1) Dal punto di vista professionale, qual è stato l’impatto del digitale nella tua vita? Il digitale ti permette di fare cose che prima non potevi fare, o che prima non potevi fare con la stessa efficienza e la stessa velocità? Se sì, quali? 

Ricordo ancora i dischi per computer sopra l’armadio in camera di mio padre: 5 chili per 180.000 caratteri. Ricordo ancora le macchine per perforare le schede per “istruire un computer” al Centro di Calcolo dell’Università. Credo che questo significhi, oltre all’età, che il digitale mi ha influenzato ben prima della mia entrata nel mondo professionale. È un universo che ho cominciato a esplorare sin dai suoi esordi e ancora oggi, che indubbiamente mi ha permesso di abbreviare la dimensione spaziale, dandomi la possibilità di interagire con team geograficamente distribuiti senza dovermi spostare fisicamente, e la dimensione temporale, favorendo la libertà di scegliere quando lavorare oltre a concedermi la gestione di un numero di informazioni sempre più vasto. Non so cosa altro mi permetterà di fare in futuro.

 

2) Quest’anno DIGITALmeet ha scelto un logo verde per sottolineare il legame con la sostenibilità ambientale. In che modo il digitale può difendere l’ambiente? Quali progressi ci sono sotto questo aspetto? 

Grazie a un ripensamento di prodotti, modelli di business e filiere logistiche la cosiddetta Economia Circolare consente di raggiungere una serie di vantaggi come l’aumento dell’efficienza energetica, con l’estensione della vita utile di prodotti, componenti e materiali e con il recupero di un valore a fine ciclo: diversamente dal modello tradizionale, qui il concetto di “fine vita” semplicemente non esiste. L’Economia Circolare è in grado di creare valore mediante tre diverse modalità: aumento del tasso di utilizzo dei prodotti e la loro efficienza in generale, grazie all’erogazione di servizi avanzati in grado di spostare il focus dal consumo all’utilizzo; estendendo la vita utile di prodotti, componenti e materiali, attraverso l’erogazione di servizi di assistenza, riparazione e manutenzione; recuperandone a fine ciclo il valore residuo, grazie al ricondizionamento (recupero prodotti), al disassemblaggio e riassemblaggio (recupero componenti) e al riciclaggio (recupero materiali).

 

3) Il digitale è sempre più presente nella nostra vita quotidiana. Quanto è diffusa questa consapevolezza? E quanto può incidere sulle nostre azioni?

In una giornata piovosa, i due monaci zen Tanzan ed Ekido stavano camminando lungo una strada molto fangosa. Passando vicino ad un villaggio incontrarono una giovane donna che cercava di attraversare la strada, ma c’era così tanto fango che avrebbe rovinato il suo bellissimo kimono di seta. Tanzan senza pensarci due volte la prese in braccio e la portò dall’altra parte. I monaci proseguirono in silenzio. Cinque ore dopo, nelle vicinanze del tempio che li avrebbe ospitati, Ekido non fu più capace di trattenersi. “Perché hai portato quella ragazza al di là della strada”. Tanzan gli rispose “Io ho deposto la ragazza a terra ore fa, tu la stai ancora portando.” In un modo simile al monaco della storia che ti ho appena raccontato molte persone non sono consapevoli di cosa accade nella loro vita quotidiana usando il digitale, delle azioni che fanno e di come esse condizionino in modo più o meno positivo le proprie scelte, decisioni e comportamenti quotidiani.

 

 


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2 Settembre 2019

Antonella Candiotto, imprenditrice di seconda generazione, assume il ruolo di Direttore Generale dell’azienda di famiglia, Galdi, nel 2010 all’età di 38 anni. Nel 2013, viene eletta presidente del Gruppo Metalmeccanico di Unindustria Treviso, oggi Assindustria VenetoCentro e dal 2014 riveste la carica di vicepresidente con delega alle Relazioni Industriali dell’Associazione.

Dopo un Master in Marketing e Comunicazione presso Unisef e la partecipazione ad un programma di sviluppo imprenditoriale organizzato da SDA Bocconi, continua ad ampliare il suo percorso formativo in ambito strategico e gestionale, introducendo in azienda le logiche della Lean Manufacturing e una cultura orientata alla crescita non solo dei numeri ma anche delle persone.

Il passato sportivo, come insegnante di educazione fisica, la stimola a lavorare in team e a coinvolgere i collaboratori allenandoli a superare sistematicamente i propri limiti, alzando ogni giorno l’asticella delle proprie competenze e performance.

1) Dal punto di vista professionale, qual è stato l’impatto del digitale nella tua vita? Il digitale ti permette di fare cose che prima non potevi fare, o che prima non potevi fare con la stessa efficienza e la stessa velocità? Se sì, quali? 

Sono alla continua ricerca di problemi da risolvere e miglioramenti da applicare, ai processi come  alla vita quotidiana delle persone, la tecnologia ed il digitale mi aiutano in questo. Li reputo strumenti utili che permettono di fare salti enormi di qualità, in tempi brevissimi, talvolta cambiando radicalmente le prassi in uso.

Un esempio su tutti è il Fax, che ora sembra preistoria, ma quando ho iniziato a lavorare l’ e-mail era ancora poco utilizzata e la rete instabile, ma soprattutto lenta, per connettersi con il modem ci si impiegava un’eternità. Le cose importanti, come i contratti o gli ordini arrivavano esclusivamente via fax. Si leggevano male, e poi erano poco personali (ce n’era uno per tutta l’azienda). Se eri fuori ufficio per lavoro o te li leggeva qualcuno al telefono oppure dovevi farteli mandare in hotel.

E’ stata comunque una rivoluzione per l’epoca, il primo passo verso il “real-time” della comunicazione.

Oggi comunicare è molto più veloce e diretto, basti pensare a whatsapp e ai social, sei sempre connesso dentro e fuori dall’ufficio, il luogo in ti trovi non è più un limite. Inoltre la comunicazione è molto più personale e democratica, ci metti la faccia e quando non dai un servizio, o ti comporti scorrettamente, ti criticano pubblicamente. Le informazioni e la reputazione di una persona o di un brand sono accessibili a tutti.

La trasparenza accelera e migliora il livello di servizio, è un incentivo a lavorare meglio.

2) Quest’anno DIGITALmeet ha scelto un logo verde per sottolineare il legame con la sostenibilità ambientale. In che modo il digitale può difendere l’ambiente? Quali progressi ci sono sotto questo aspetto? 

Il digitale e la tecnologia possono fare molto se abbinati a buon senso e rispetto per chi verrà dopo. Ognuno di noi è responsabile di ciò che lascia in eredità agli altri, quindi sono l’educazione e la cultura del rispetto a fare la differenza. Possiamo creare sistemi di controllo sofisticati a prova di stupido, ma vorrebbe dire aver rinunciato ad educare, non credere nel genere umano.

L’ambizione di migliorare il luogo in cui viviamo sembra essere la priorità della nuova generazione,  che è cresciuta con una sensibilità e cultura sul tema superiore alla nostra. Ma è ora di dare il buon esempio. Ridurre gli sprechi di cibo, le immissioni inutili di CO2, il consumo di acqua, i viaggi inutili, i rifiuti, sono azioni che dobbiamo fare ora, senza delegare ad altri.

Essere persone, cittadini, imprenditori responsabili ma evoluti, capaci di sfruttare il digitale e le nuove tecnologie per raggiungere obiettivi che migliorano la qualità della vita delle persone nel lungo periodo.

Come? sfruttando l’accesso alle informazioni ad esempio, imparando dagli altri e diffondendo le buone pratiche per creare cultura e stimolare le persone a sperimentare nuove abitudini più sostenibili. E’ fondamentale diffondere un senso di urgenza che attivi una competizione virtuosa che motiva le persone a raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi di riduzione di impatto ambientale, sfruttando le nuove tecnologie e migliorando l’attuale qualità della vita.

Inoltre la tecnologia aiuta a governare meglio i processi industriali e le macchine nell’ottica di migliorarne la gestione ed aumentarne l’efficienza. Esistono sistemi di monitoraggio che aiutano ad individuare gli sprechi analizzando il comportamento e le performance degli stessi, migliorandone l’esperienza d’uso e creando una maggiore consapevolezza di impatto ambientale. E dalla consapevolezza nascono le azioni che orientano i comportamenti virtuosi e responsabili.

3) Il digitale è sempre più presente nella nostra vita quotidiana. Quanto è diffusa questa consapevolezza? E quanto può incidere sulle nostre azioni?  

L’anno scorso mio figlio ha iniziato la scuola media, la nuova scuola ha il registro elettronico, un’applicazione in cui i professori condividono contenuti e video commentati da loro e tutte le comunicazioni ci vengono inviate via mail. Hanno una lavagna elettronica che permette al docente di interagire in maniera incisiva, sottolineando mentre spiega e condividendo presentazione, immagini e contenuti extra.

Provenendo da una scuola elementare classica e poco digitale, abbiamo notato una bella differenza e ne siamo stati piacevolmente sorpresi.

Quest’anno farà un corso di robotica per ragazzi dove gli insegneranno a programmare con un metodo semplice che funziona a simboli.  Lui ne è entusiasta e pure noi genitori lo siamo. Siamo felici che lui apprenda cose nuove che lo stimolano a crescere…e indirettamente impariamo pure noi!

Non si tratta di prassi costose e tecnologie inaccessibili, tutte le scuole dovrebbero avere più fondi da investire in strumenti, competenze e nuove metodologie che sostengono l’educazione digitale dei ragazzi e di conseguenza anche delle famiglie.


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2 Agosto 2019

Paolo Ghezzi, toscano, 57 anni, è Direttore Generale di InfoCamere dal 2014. Laureato a Pisa in Scienze dell’Informazione, ha svolto la sua carriera prima in Cerved e successivamente all’interno della Società di informatica delle Camere di commercio iniziando come esperto di TLC e networking fino a ricoprire l’incarico attuale. E’ membro del Consiglio di Assinform, l’Associazione nazionale delle principali Aziende di Information Technology operanti in Italia.

Dal punto di vista professionale, qual è stato l’impatto del digitale nella tua vita? Il digitale ti permette di fare cose che prima non potevi fare, o che prima non potevi fare con la stessa efficienza e la stessa velocità? Se sì, quali? 

Nel mio caso sarebbe fin troppo facile rispondere che l’impatto del digitale è stato ed è pervasivo; ed infatti è proprio così. Dalla gestione degli impegni di lavoro, alla selezione delle informazioni, fino alla formalizzazione e condivisione delle decisioni e delle scelte, tutto scorre sui bit passando dai computer aziendali per arrivare direttamente  al mio smartphone o tablet. Il digitale abbatte i limiti del tempo e dello spazio e, sia nella vita lavorativa che nella vita privata finiamo ormai per utilizzare gli stessi strumenti e lo stesso approccio migliorando la gestione del tempo. La maggior parte delle attività in azienda che prevedevano una gestione manuale e ripetitiva sono state automatizzate e riesco a gestirle con semplici meccanismi di notifica; ma anche come cittadino i rapporti con la pubblica amministrazione come la scuola dei miei figli, le mie vacanza, la salute, stanno sempre più aprendosi al digitale. Per lavoro viaggio molto e ora basta uno smartphone per la gestione dei viaggi, prenotazioni, biglietti e checkin. Laddove il contesto me lo permette, che sia il lavoro o la vita privata, vivo la mia identità  in modo digitale nei casi in cui può creare efficienza e farmi guadagnare tempo. Il digitale è il presente ed il futuro, e il futuro bisogna imparare a usarlo il prima possibile per poterlo vivere positivamente, cogliendone le opportunità in modo consapevole.

 

Quest’anno DIGITALmeet ha scelto un logo verde per sottolineare il legame con la sostenibilità ambientale. In che modo il digitale può difendere l’ambiente? Quali progressi ci sono sotto questo aspetto? 

Il paradigma digitale è alla base dell’innovazione e oggi non esiste innovazione al di fuori di una prospettiva ecologicamente sostenibile. Le potenzialità che le tecnologie digitali offrono alla ricerca e all’implementazione di soluzioni in grado di arrestare il degrado del pianeta – e di concepire attività economiche capaci di svilupparsi migliorando, anziché peggiorando, il contesto ambientale – sono l’asset su cui costruire un futuro di opportunità per i nostri figli.  In InfoCamere abbiamo adottato un piano per la sostenibilità per il biennio 2018/2019, modulato sui i 17 Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite..

 

Il digitale è sempre più presente nella nostra vita quotidiana. Quanto è diffusa questa consapevolezza? E quanto può incidere sulle nostre azioni?  

Ciascuno di noi, volente o nolente, vive ormai in un’esperienza digitale che non ha soluzione di continuità. Il punto è decidere se esserne attivamente consapevoli o subirla passivamente. La trasformazione digitale delle imprese e i diritti legati alla cittadinanza digitale esprimeranno il loro potenziale solo quando la cultura del digitale diventerà un patrimonio comune e ampiamente diffuso. Attualmente, nonostante nel paese ci siano situazioni di assoluta eccellenza, gli italiani vivono un rapporto non sempre facile con il digitale e questo spiega bene il posizionamento del nostro Paese nelle classifiche sulla digitalizzazione della società come quella proposta, dal DESI (il Digital Economy and Society Index dell’UE). Anche quest’anno, come nelle quattro precedenti rilevazioni, restiamo “saldamente” ancorati alla 24ma posizione su 28 paesi.

Per quanto riguarda il cittadino imprenditore, e in Italia ci sono 10 milioni di persone che a vario titolo rientrano in questa categoria, le Camere di Commercio hanno messo a disposizione impresa.italia.it, il “cassetto digitale dell’imprenditore”, uno strumento gratuito che permette di tenere sotto controllo la propria impresa direttamente dallo smartphone o dal tablet. InfoCamere lo ha realizzato in modo che l’informazione ufficiale dell’impresa sia disponibile in modo facile, sicuro e veloce. Ciò nonostante il livello di adesione al servizio è poco più del 6% su un totale di circa 6 milioni di imprese. Uno degli ostacoli alla diffusione del servizio è proprio legato ad una mancanza di competenze digitali di base di molti dei nostri imprenditori che sono sprovvisti ad esempio di una identità digitale come SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale.

In questi anni la Pubblica Amministrazione italiana ha fatto molto per invertire la rotta ma, in uno scenario in cui tutti gli altri Paesi continuano ad investire e ad avanzare sulla via del digitale, il divario che ci penalizza resta ancora grande. Per recuperarlo non basta correre di più, servono passaggi “disruptive”, come usa dire oggi.  Sia in termini di strumenti sia, in modo particolare, su cultura ed abitudine al digitale. Le opportunità ci sono e vanno colte con coraggio e consapevolezza.


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2 Agosto 2019

Paolo Gubitta, 50 anni, è professore ordinario di Organizzazione aziendale e Imprenditorialità, vice-direttore del Dipartimento di Scienze Economiche e
Aziendali e presidente della laurea in Economia all’Università di Padova, dove è anche direttore scientifico dell’Osservatorio Professioni Digitali. Dirige il Center for Entrepreneurship and Family Business (CEFab) di CUOA Business School, è responsabile dell’Osservatorio Capitale umano, Organizzazione e Lavoro di Fondazione Nord Est e dell’Osservatorio Regionale Veneto sulle Imprese Familiari del Terziario promosso da CFMT in collaborazione con l’Università di Padova. Dal 2006 al 2015 è stato adjunct professor al College of Business della University of Michigan Dearborn (USA) e visiting professor in varie università: Tel Aviv University (2014), alla University of Lugano (2013-2014), Guangzhou University (2012), Liaoning University (2011).
Studia l’imprenditorialità e il family business, le nuove imprese innovative, i KIBS, i lavori ibridi.

Dal punto di vista professionale, qual è stato l’impatto del digitale nella tua vita? Il digitale ti permette di fare cose che prima non potevi fare, o che prima non potevi fare con la stessa efficienza e la stessa velocità? Se sì, quali? 

Nell’attività didattica e di ricerca, la digitalizzazione ha semplificato molte attività del mio lavoro. Lavoro a distanza con partner scientifici che si trovano in altre parti del mondo, rimanendo nel mio studio. Accedo alle biblioteche della mia Università e di altre istituzioni, attraverso la rete. Leggo giornali e consulto libri, capitoli di libri o articoli con soluzioni pay per use o pay per view a prezzi decisamente accessibili e per il tempo che mi serve. Dialogo con laureandi e laureande attraverso conference su Skype, su Whatsapp o su altri media aumentando la frequenza dei contatti e l’efficacia degli stessi. Controllo chi fa cheating (copiare) attraverso servizi on line per l’antiplagio. Interagisco con chi frequenta i miei corsi, utilizzando piattaforme di facile uso. Queste modalità non sono alternative all’interazione face-to-face, ma offrono un’opzione, che ciascuno valuta se, quando e con quale frequenza utilizzare, in relazione alle esigenze specifiche.

Quest’anno DIGITALmeet ha scelto un logo verde per sottolineare il legame con la sostenibilità ambientale. In che modo il digitale può difendere l’ambiente? Quali progressi ci sono sotto questo aspetto? 

Sharing Economy e On-demand Economy sono due modalità di produzione e consumo in cui si manifesta la sustainable face della trasformazione digitale.

Pensiamo ai sistemi di bike sharing a flusso libero: l’app che ti dice dove sono le biciclette disponibili, i sistemi di pagamento smart e pay per use, e la possibilità di lasciare la bici là dove ti fermi e non in stalli fissi aumenta la probabilità di accesso al servizio, che riduce l’uso di automobili private o mezzi pubblici (ancora troppo spesso con motore a scoppio). La stessa cosa vale con i servizi di car pooling, che ottimizzano il carico delle vetture e, quindi, riducono il numero di auto in circolazione.

I sensori che rilevano in un certo ambiente sono entrate tante o poche persone in una giornata o misurano la qualità dell’aria che si respira (sistemi IoT, Internet of Things) possono dire a chi si occupa delle attività di facility management quando è il momento di intervenire per fare le pulizie o sanificare gli ambienti, attivando i loro servizi on demand. Gli stessi sensori applicati a una macchina industriale e collegati a sistemi di analisi di Big Data possono chiamare on demand la squadra addetta alla manutenzione preventiva della macchina stessa.

Il digitale è sempre più presente nella nostra vita quotidiana. Quanto è diffusa questa consapevolezza? E quanto può incidere sulle nostre azioni? 

Il digitale oggi è come la sabbia alla fine dell’estate passata al mare: te la ritrovi per mesi nelle tasche di tutti i vestiti e, anche quando pensi di averla completamente rimossa, ecco apparire un granello nelle scarpe o dentro l’armadio.

L’ibridazione digitale è sempre più pervasiva: dalle persone anziane che recuperano la vita sociale non solo andando all’Auser, alla bocciofila o in parrocchia, ma anche usando gli strumenti di comunicazione digitale (da WhatsApp a Skype, per dire dei più comuni); passando per operai, idraulici, elettricisti, meccanici, che fanno interventi alternando chiavi inglesi, cacciaviti, tablet e sistemi di realtà aumentata; per arrivare ad avvocati, commercialisti notai e che si avviano a usare sistemi di intelligenza artificiale per impostare le loro attività e le soluzioni della blockchain per proteggerle; per arrivare ai medici che fanno interventi chirurgici lavorando un po’ con il bisturi e un po’ con joystick e tastiere.

Della diffusione del digitale nella vita quotidiana se ne sono accorti più o meno tutti. Tranne, forse, alcuni policy makers che non hanno ancora avuto il coraggio di far accadere una sorta di tempesta Vaia digitale su cittadini e cittadine italiane.


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1 Agosto 2019

Abbiamo chiesto ai membri del Comitato Scientifico di DIGITALmeet di rispondere a 3 domande sul digitale! La prima a rispondere è Laura Aglio!

Laura Aglio, 33 anni, consulente aziendale, mi occupo di implementare processi di innovazione nella PA e nelle imprese, con un focus sulla progettazione a valere su fondi europei.
Sono attualmente Account manager territoriale dell’Agenzia per l’Italia Digitale e Digital mentor del progetto PIDVeRo40 – Punto impresa digitale della Camera di Commercio Venezia Rovigo e Università Cà Foscari, per portare la trasformazione digitale mediante un percorso di accompagnamento alle imprese delle due province.
Sono formatrice e digital strategist di prog
etti a respiro nazionale e territoriale. Dal 2015 sono entrata a far parte del Comitato scientifico di DigitalMeet con il personale compito di portare il digitale alle donne e le donne al digitale, perché far incontrare questi due mondi è una necessità per far emergere il ruolo della donna nel mondo del lavoro garantendo una maggiore parità di genere nelle nuove professioni.

 

1) Dal punto di vista professionale, qual è stato l’impatto del digitale nella tua vita? Il digitale ti permette di fare cose che prima non potevi fare, o che prima non potevi fare con la stessa efficienza e la stessa velocità? Se sì, quali? 

Non sono una nativa digitale, ma ho vissuto proprio nella fase della mia adolescenza l’inizio della trasformazione digitale nelle nostre vite. Dal punto di vista professionale ho avuto il medesimo impatto: nei primi anni di lavoro gli strumenti social ma soprattutto quelli di community management non erano presenti e ne ho seguito e accompagnato l’avvento nel mio lavoro vivendo l’esperienza in modo diretto, pur nella velocità dei processi, con la lentezza di apprendimento che rimane necessaria per capirne utilità e aspetti positivi senza diventarne dipendenti. Oggi non potrei fare a meno di lavorare in Gdrive, o di usare whatsapp soprattutto per lavoro, ma lo stesso vale per strumenti come slack e trello che mi consentono di collaborare con altri ai vari progetti in modo semplice, veloce ed efficace.

 

2) Quest’anno DIGITALmeet ha scelto un logo verde per sottolineare il legame con la sostenibilità ambientale. In che modo il digitale può difendere l’ambiente? Quali progressi ci sono sotto questo aspetto? 

Da consulente “in moto perpetuo” che viaggia molto per lavoro – oltre che per passione – penso che il digitale abbia un ruolo estremamente importante nel ridurre gli spostamenti e l’inquinamento generato per garantire una maggiore attenzione all’ambiente. Mi riferisco alla diffusione dello smart working e alla possibilità di svolgere molte delle nostre attività quotidiane da casa o da luoghi (vicini a casa) deputati al co-working. Questo vale per la PA ma anche per le imprese, senza togliere l’importanza di incontrare le persone e i colleghi, ma anche di contaminarsi con altri (ad es negli spazi di lavoro condiviso) per elaborare idee o trovare assieme nuove soluzioni.

 

3) Il digitale è sempre più presente nella nostra vita quotidiana. Quanto è diffusa questa consapevolezza? E quanto può incidere sulle nostre azioni?  

Chi come me si occupa di servizi pubblici digitali sa che questa consapevolezza non è per nulla diffusa. Il rapporto con la PA, ad esempio, è sempre preso di mira per malfunzionamento, per mancanze e per cattiva gestione dei processi, ma questo è spesso oggetto di critiche non sempre fondate. Oggi esistono tutte le tecnologie e le piattaforme per poter dire che l’uso di uno smartphone per accedere a tali servizi è realtà. Forse la comunicazione non arriva al target, forse siamo spesso “sordi” nei confronti di una trasformazione che sta fornendo molti, a volte troppi, stimoli per cambiare e innovarsi. Questo vale anche per le imprese e la consapevolezza è spesso minata dalla diffidenza e dalla paura che accedere a un pagamento elettronico possa non essere sicuro, ma non perché non esistano gli strumenti per garantire buoni livelli di cybersecurity nel fornire i servizi stessi. Posso dire che la nostra vita è già cambiata e le nostre azioni digitali sono forse sottovalutate, visto che già siamo parte di questo processo di trasformazione ogni volta che paghiamo il bollo dell’auto online o accediamo ai documenti della nostra azienda gratuitamente nel cassetto digitale (impresa.italia.it), per non parlare delle app per accedere ai personali dati sanitari.   

 


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10 Luglio 2019

DIGITALmeet giunge alla settima edizione con un obiettivo ben preciso: superare il dibattito sul ruolo dell’uomo rispetto al digitale. Quello formato da uomo e digitale infatti è un binomio inscindibile, sia nella vita privata che in ambito professionale. Certo, i rischi sono sempre dietro l’angolo e non vanno sottovalutati. Quello della cybersecurity, ad esempio, rimane un tema centrale. Ma oggi, quando si parla di rinascimento digitale, bisogna abbandonare ogni titubanza e dire le cose come stanno: l’uomo è il fine e resta saldamente al centro, la tecnologia è una miniera che lo proietta nel futuro e lo aiuta a vivere meglio. Le soluzioni digitali infatti consentono a tutti di essere presenti sul mercato globale, facendo aumentare in maniera esponenziale la quantità di idee e informazioni che l’uomo può tradurre in azioni e riflessioni.

Nato in Veneto nel 2013, DIGITALmeet si è allargato nel corso degli anni fino a coprire tutta Italia: l’anno scorso abbiamo portato 152 eventi e 320 speaker in 16 regioni, per un totale di 21 mila partecipanti. Numeri che consacrano DIGITALmeet come il festival di riferimento del settore, e il digitale come un tema cruciale per il Paese. La sfida che lanciamo ogni anno, in maniera sempre più vasta e più diffusa in tutta Italia, consiste nel portare pillole di alfabetizzazione a cittadini e imprese. Una novità di DIGITALmeet si può già intuire dal logo, che quest’anno si tinge di verde per far capire che dedicheremo grande attenzione al tema della sostenibilità in tutte le sue declinazioni, dal risparmio energetico alla mobilità, dal turismo all’agricoltura. Il logo ha cambiato colore tutti gli anni, ma stavolta la scelta del verde non è casuale. Un’altra novità riguarda il format degli incontri, che saranno più snelli per facilitare gli speaker nel trasmettere qualcosa da portare a casa e conservare.

Poi, come di consueto, ci saranno diverse digistar. L’evento principale andrà in scena il 25 ottobre e ospiterà Venkatramanan Siva Subrahmanian, docente di Cybersecurity, Technology e Society al Dartmouth College di Hanover (Stati Uniti), uno dei leader mondiali nel campo delle logiche probabilistiche. Negli ultimi anni il professor Subrahmanian ha sviluppato una serie metodi innovativi per analizzare e prevedere i comportamenti di gruppi terroristici come Hezbollah, Lashkar-e-Taiba e i Mujahideen indiani.