Antonella Candiotto, imprenditrice di seconda generazione, assume il ruolo di Direttore Generale dell’azienda di famiglia, Galdi, nel 2010 all’età di 38 anni. Nel 2013, viene eletta presidente del Gruppo Metalmeccanico di Unindustria Treviso, oggi Assindustria VenetoCentro e dal 2014 riveste la carica di vicepresidente con delega alle Relazioni Industriali dell’Associazione.
Dopo un Master in Marketing e Comunicazione presso Unisef e la partecipazione ad un programma di sviluppo imprenditoriale organizzato da SDA Bocconi, continua ad ampliare il suo percorso formativo in ambito strategico e gestionale, introducendo in azienda le logiche della Lean Manufacturing e una cultura orientata alla crescita non solo dei numeri ma anche delle persone.
Il passato sportivo, come insegnante di educazione fisica, la stimola a lavorare in team e a coinvolgere i collaboratori allenandoli a superare sistematicamente i propri limiti, alzando ogni giorno l’asticella delle proprie competenze e performance.
1) Dal punto di vista professionale, qual è stato l’impatto del digitale nella tua vita? Il digitale ti permette di fare cose che prima non potevi fare, o che prima non potevi fare con la stessa efficienza e la stessa velocità? Se sì, quali?
Sono alla continua ricerca di problemi da risolvere e miglioramenti da applicare, ai processi come alla vita quotidiana delle persone, la tecnologia ed il digitale mi aiutano in questo. Li reputo strumenti utili che permettono di fare salti enormi di qualità, in tempi brevissimi, talvolta cambiando radicalmente le prassi in uso.
Un esempio su tutti è il Fax, che ora sembra preistoria, ma quando ho iniziato a lavorare l’ e-mail era ancora poco utilizzata e la rete instabile, ma soprattutto lenta, per connettersi con il modem ci si impiegava un’eternità. Le cose importanti, come i contratti o gli ordini arrivavano esclusivamente via fax. Si leggevano male, e poi erano poco personali (ce n’era uno per tutta l’azienda). Se eri fuori ufficio per lavoro o te li leggeva qualcuno al telefono oppure dovevi farteli mandare in hotel.
E’ stata comunque una rivoluzione per l’epoca, il primo passo verso il “real-time” della comunicazione.
Oggi comunicare è molto più veloce e diretto, basti pensare a whatsapp e ai social, sei sempre connesso dentro e fuori dall’ufficio, il luogo in ti trovi non è più un limite. Inoltre la comunicazione è molto più personale e democratica, ci metti la faccia e quando non dai un servizio, o ti comporti scorrettamente, ti criticano pubblicamente. Le informazioni e la reputazione di una persona o di un brand sono accessibili a tutti.
La trasparenza accelera e migliora il livello di servizio, è un incentivo a lavorare meglio.
2) Quest’anno DIGITALmeet ha scelto un logo verde per sottolineare il legame con la sostenibilità ambientale. In che modo il digitale può difendere l’ambiente? Quali progressi ci sono sotto questo aspetto?
Il digitale e la tecnologia possono fare molto se abbinati a buon senso e rispetto per chi verrà dopo. Ognuno di noi è responsabile di ciò che lascia in eredità agli altri, quindi sono l’educazione e la cultura del rispetto a fare la differenza. Possiamo creare sistemi di controllo sofisticati a prova di stupido, ma vorrebbe dire aver rinunciato ad educare, non credere nel genere umano.
L’ambizione di migliorare il luogo in cui viviamo sembra essere la priorità della nuova generazione, che è cresciuta con una sensibilità e cultura sul tema superiore alla nostra. Ma è ora di dare il buon esempio. Ridurre gli sprechi di cibo, le immissioni inutili di CO2, il consumo di acqua, i viaggi inutili, i rifiuti, sono azioni che dobbiamo fare ora, senza delegare ad altri.
Essere persone, cittadini, imprenditori responsabili ma evoluti, capaci di sfruttare il digitale e le nuove tecnologie per raggiungere obiettivi che migliorano la qualità della vita delle persone nel lungo periodo.
Come? sfruttando l’accesso alle informazioni ad esempio, imparando dagli altri e diffondendo le buone pratiche per creare cultura e stimolare le persone a sperimentare nuove abitudini più sostenibili. E’ fondamentale diffondere un senso di urgenza che attivi una competizione virtuosa che motiva le persone a raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi di riduzione di impatto ambientale, sfruttando le nuove tecnologie e migliorando l’attuale qualità della vita.
Inoltre la tecnologia aiuta a governare meglio i processi industriali e le macchine nell’ottica di migliorarne la gestione ed aumentarne l’efficienza. Esistono sistemi di monitoraggio che aiutano ad individuare gli sprechi analizzando il comportamento e le performance degli stessi, migliorandone l’esperienza d’uso e creando una maggiore consapevolezza di impatto ambientale. E dalla consapevolezza nascono le azioni che orientano i comportamenti virtuosi e responsabili.
3) Il digitale è sempre più presente nella nostra vita quotidiana. Quanto è diffusa questa consapevolezza? E quanto può incidere sulle nostre azioni?
L’anno scorso mio figlio ha iniziato la scuola media, la nuova scuola ha il registro elettronico, un’applicazione in cui i professori condividono contenuti e video commentati da loro e tutte le comunicazioni ci vengono inviate via mail. Hanno una lavagna elettronica che permette al docente di interagire in maniera incisiva, sottolineando mentre spiega e condividendo presentazione, immagini e contenuti extra.
Provenendo da una scuola elementare classica e poco digitale, abbiamo notato una bella differenza e ne siamo stati piacevolmente sorpresi.
Quest’anno farà un corso di robotica per ragazzi dove gli insegneranno a programmare con un metodo semplice che funziona a simboli. Lui ne è entusiasta e pure noi genitori lo siamo. Siamo felici che lui apprenda cose nuove che lo stimolano a crescere…e indirettamente impariamo pure noi!
Non si tratta di prassi costose e tecnologie inaccessibili, tutte le scuole dovrebbero avere più fondi da investire in strumenti, competenze e nuove metodologie che sostengono l’educazione digitale dei ragazzi e di conseguenza anche delle famiglie.