Paolo Ghezzi, toscano, 57 anni, è Direttore Generale di InfoCamere dal 2014. Laureato a Pisa in Scienze dell’Informazione, ha svolto la sua carriera prima in Cerved e successivamente all’interno della Società di informatica delle Camere di commercio iniziando come esperto di TLC e networking fino a ricoprire l’incarico attuale. E’ membro del Consiglio di Assinform, l’Associazione nazionale delle principali Aziende di Information Technology operanti in Italia.
Dal punto di vista professionale, qual è stato l’impatto del digitale nella tua vita? Il digitale ti permette di fare cose che prima non potevi fare, o che prima non potevi fare con la stessa efficienza e la stessa velocità? Se sì, quali?
Nel mio caso sarebbe fin troppo facile rispondere che l’impatto del digitale è stato ed è pervasivo; ed infatti è proprio così. Dalla gestione degli impegni di lavoro, alla selezione delle informazioni, fino alla formalizzazione e condivisione delle decisioni e delle scelte, tutto scorre sui bit passando dai computer aziendali per arrivare direttamente al mio smartphone o tablet. Il digitale abbatte i limiti del tempo e dello spazio e, sia nella vita lavorativa che nella vita privata finiamo ormai per utilizzare gli stessi strumenti e lo stesso approccio migliorando la gestione del tempo. La maggior parte delle attività in azienda che prevedevano una gestione manuale e ripetitiva sono state automatizzate e riesco a gestirle con semplici meccanismi di notifica; ma anche come cittadino i rapporti con la pubblica amministrazione come la scuola dei miei figli, le mie vacanza, la salute, stanno sempre più aprendosi al digitale. Per lavoro viaggio molto e ora basta uno smartphone per la gestione dei viaggi, prenotazioni, biglietti e checkin. Laddove il contesto me lo permette, che sia il lavoro o la vita privata, vivo la mia identità in modo digitale nei casi in cui può creare efficienza e farmi guadagnare tempo. Il digitale è il presente ed il futuro, e il futuro bisogna imparare a usarlo il prima possibile per poterlo vivere positivamente, cogliendone le opportunità in modo consapevole.
Quest’anno DIGITALmeet ha scelto un logo verde per sottolineare il legame con la sostenibilità ambientale. In che modo il digitale può difendere l’ambiente? Quali progressi ci sono sotto questo aspetto?
Il paradigma digitale è alla base dell’innovazione e oggi non esiste innovazione al di fuori di una prospettiva ecologicamente sostenibile. Le potenzialità che le tecnologie digitali offrono alla ricerca e all’implementazione di soluzioni in grado di arrestare il degrado del pianeta – e di concepire attività economiche capaci di svilupparsi migliorando, anziché peggiorando, il contesto ambientale – sono l’asset su cui costruire un futuro di opportunità per i nostri figli. In InfoCamere abbiamo adottato un piano per la sostenibilità per il biennio 2018/2019, modulato sui i 17 Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite..
Il digitale è sempre più presente nella nostra vita quotidiana. Quanto è diffusa questa consapevolezza? E quanto può incidere sulle nostre azioni?
Ciascuno di noi, volente o nolente, vive ormai in un’esperienza digitale che non ha soluzione di continuità. Il punto è decidere se esserne attivamente consapevoli o subirla passivamente. La trasformazione digitale delle imprese e i diritti legati alla cittadinanza digitale esprimeranno il loro potenziale solo quando la cultura del digitale diventerà un patrimonio comune e ampiamente diffuso. Attualmente, nonostante nel paese ci siano situazioni di assoluta eccellenza, gli italiani vivono un rapporto non sempre facile con il digitale e questo spiega bene il posizionamento del nostro Paese nelle classifiche sulla digitalizzazione della società come quella proposta, dal DESI (il Digital Economy and Society Index dell’UE). Anche quest’anno, come nelle quattro precedenti rilevazioni, restiamo “saldamente” ancorati alla 24ma posizione su 28 paesi.
Per quanto riguarda il cittadino imprenditore, e in Italia ci sono 10 milioni di persone che a vario titolo rientrano in questa categoria, le Camere di Commercio hanno messo a disposizione impresa.italia.it, il “cassetto digitale dell’imprenditore”, uno strumento gratuito che permette di tenere sotto controllo la propria impresa direttamente dallo smartphone o dal tablet. InfoCamere lo ha realizzato in modo che l’informazione ufficiale dell’impresa sia disponibile in modo facile, sicuro e veloce. Ciò nonostante il livello di adesione al servizio è poco più del 6% su un totale di circa 6 milioni di imprese. Uno degli ostacoli alla diffusione del servizio è proprio legato ad una mancanza di competenze digitali di base di molti dei nostri imprenditori che sono sprovvisti ad esempio di una identità digitale come SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale.
In questi anni la Pubblica Amministrazione italiana ha fatto molto per invertire la rotta ma, in uno scenario in cui tutti gli altri Paesi continuano ad investire e ad avanzare sulla via del digitale, il divario che ci penalizza resta ancora grande. Per recuperarlo non basta correre di più, servono passaggi “disruptive”, come usa dire oggi. Sia in termini di strumenti sia, in modo particolare, su cultura ed abitudine al digitale. Le opportunità ci sono e vanno colte con coraggio e consapevolezza.