SURFING THE FUTURE 2023
Surfing in the Future, organizzato da Digital Meet 2023, in collaborazione con Infocamere di Padova, quest’anno propone un’eccezionale panoramica condotta nell’ambito del nuovo paradigma tecnologico di “Umanesimo digitale”. Concetto che rimette al centro l’uomo nella consapevolezza acquisita che la macchina deve essere al servizio dell’Umanità. I temi sono complessi e articolati, ma affrontati con dialoghi che semplificano gli argomenti e sintetizzano le questioni più dibattute da scienziati, operatori e persone comuni.
Ad intervistare gli ospiti il giornalista Riccardo Sandre.
Giovedì 26 ottobre alle ore 18.15, va in onda il professore Angelo Avogaro, specialista in diabetologia. Racconta che negli ultimi quarant’anni sono stati fatti progressi impensabili: “oggi con sensori che si applicano sottopelle i diabetici possono monitorare in tempo reale gli andamenti della glicemia e quindi decidere quando intervenire o contattare il medico. A loro volta i medici, collegati con piattaforme informatiche, sono in grado di tenere sotto osservazione i pazienti. Di fatto questa è la medicina di prossimità.” La digitalizzazione nella medicina – ne è convinto Avogaro – aiuterà sempre di più sia i pazienti che i medici. Vanno sviluppate ricerche e applicazioni, secondo il diabetologo, perché in futuro il 70% della popolazione mondiale abiterà aeree urbane e questi agglomerati comportano lo sviluppo di malattie croniche non trasmissibili (obesità, cancro, diabete) che, ad esempio, attraverso la “sensoristica” possono essere contenute con la prevenzione e la misura della “camminabilità” di ogni città o centro urbano. Inoltre con l’Intelligenza Artificiale saranno monitorabili i fattori di rischio e quindi sarà più facile intervenire anche sull’urbanistica. Insomma esempi concreti, già in parte presenti, di come l’uomo può tornare al centro dell’attenzione dopo molto, e false, ubriacature sulle tecnologie che, invece, non sono altro che uno strumento per vivere meglio, e magari più a lungo e in buona salute.
Ma per usare le nuove tecnologie; dall’Intelligenza Artificiale al Metaverso, servono le infrastrutture. Così Alberto Sperandio (in onda lunedì 30 ottobre alle 18.15) di Open Fiber, racconta di come l’Italia stia lavorando a una rete a banda larga in fibra ottica che arrivi anche nei comuni più difficili. Finora in Italia ci sono 14 milioni circa di abitazioni cablate e in Veneto il 76% dei comuni ha la fibra ottica. L’obiettivo, spiega Sperandio, è quello di “navigare a una velocità mai raggiunta prima”, ma soprattutto connettere scuole, aziende, uffici pubblici e case proprio per poter, poi, veicolare servizi e anche intrattenimento. Open Fiber sta infatti realizzando nelle cosiddette “aree bianche” oggetto dei tre bandi Infratel, un’infrastruttura che punta a ridurre il divario digitale fornendo servizi di connettività a banda ultra larga in oltre 7 mila comuni in tutta Italia. Si pensi, ad esempio, alla possibilità dello smart working o, appunto, della telemedicina che possono funzionare con reti capaci di arrivare a una velocità di connessione fino a 10 Gigabit al secondo e che abilita una vera rivoluzione digitale.
Che significa, come ha illustrato anche Gianni Dal Pozzo (in onda venerdì 27 ottobre alle 18.15), consulente aziendale, presidente di Alumni e amministratore delegato Considi, mettere anche le imprese nelle condizioni di investire in innovazione digitale. “Le aziende”, ha spiegato Dal Pozzo “sono consapevoli del ruolo delle tecnologie. Più del 70% hanno implementato e iniziato processi di trasformazione digitale, anche se siamo appena appena gli inizi.” Negli ultimi anni c’è stata fiducia e una buona performance grazie anche agli incentivi previsti dal Piano 4.0, ma ora siamo in un “periodo di transizione”. Il Piano 5.0 presentato dal nuovo Governo, dal ministero del Made in Italy, ha giustamente ribaltato il paradigma precedente e “rimesso l’uomo al centro. Ora siamo in attesa dello stanziamento dei 4 miliardi del nuovo Piano. Tra l’altro la “congiuntura si è complicata con due guerre in corso e le impennate dell’inflazione.” Soprattutto il Nordest d’Italia che è fornitore della Germania che, di fatto, è in recessione tecnica. Il Pnrr che prevede 6 miliardi di euro per la digitalizzazione delle imprese, e anche i progressi della digitalizzazione nella Pubblica Amministrazione, potrebbe favorire un rilancio, ma sono soldi che, probabilmente, “andranno soprattutto alle grandi imprese” perché sono incentivi connessi con investimenti per la “sostenibilità”. Le piccole imprese, consiglia Dal Pozzo, “dovrebbero puntare di più sulle risorse umane e la formazione digitale” anche perché gli imprenditori sono consapevoli che senza le nuove tecnologie si rischia di finire fuori mercato. “Va bene parlare di tecnologia blue e green, digitale e sostenibile – conclude – ma saperla applicare e gestire è tutta un’altra storia.”
A “Surfing for future” anche ex campioni dello sport. Marco Marin (in onda sabato 28 ottobre alle 18.15), già parlamentare della Repubblica, campione mondiale ed olimpico di scherma, racconta esperienze personali con i social, la comunicazione politica e il cambio “di epoca” che tutti noi, in definitiva, abbiamo vissuto negli ultimi vent’anni. “E’ cambiata la comunicazione politica – racconta Marin – una volta si utilizzavano i “santini”, i bigliettini dei candidati che si distribuivano a mano. Ora non esistono quasi più. Molto più veloce, efficace e ampia la comunicazione dei social.” Certo, ammette Marin, il “contatto personale” è preferibile, ma le regole del gioco si sono evolute e sono cambiate. Le tecnologie, in questo ambito, “stanno cambiando la vita di tutti noi, e la cambieranno sempre di più.” Anche nello sport sono cambiati i modi di allenarsi e monitorare le prestazioni.
Conferma che viene anche da un altro campione mondiale ed olimpico: Rossano Galtarossa (in onda domenica 29 ottobre alle 18.15), campione di canottaggio: 166 medaglie d’oro, 59 d’argento e 26 bronzi. “Le nuove reti di comunicazione – dice – fanno stare in community internazionali dove si possono scambiare dati e pareri come se si fosse di persona. Si condividono esperienze che un tempo, forse, non si conoscevano neppure.” Questo aumenta la competitività, ma accresce anche la capacità di tecnici e atleti di progredire. E’ come se fosse passata “un’era geologica” anche negli attrezzi e nell’abbigliamento. “Quando ho cominciato io – osserva Galtarossa – si usavano la maglietta di cotone e i remi in legno. Oggi l’abbigliamento è ipertecnologizzato e i remi sono in fibra di carbonio e materiali compositi.” Aspetti positivi che, però, esigono effettivamente il recupero dell’umano: “vedo in molti spogliatoi”, conclude il campione, “giovani atleti che, molto spesso, non parlano tra di loro, ma piuttosto stanno a testa china sul cellulare. Questo è un aspetto negativo di questo modo di stare in rete che andrebbe corretto.”