Il Museo, curato dal Dott. Marco Cristanini, nasce ufficialmente nel Novembre del 2007 su iniziativa di Vincenzo Manca, Professore ordinario di Informatica presso l’ateneo veronese e Presidente del C.B.M.C. (Center for BioMedical Computing), dopo l’incontro che ebbe col Prof. Alfio Andronico (Università di Siena) e il Prof. Corrado Bonfanti (storico A.I.C.A). Tale incontro avvenne in occasione dell’avvio del “Corso di Storia dell’Informatica” previsto dal progetto “Corsi AICA per l’insegnamento della storia dell’informatica nelle università italiane”, che coinvolgeva 11 atenei.
• Dal febbraio 2011 la cura del Museo viene affidata, dall’allora Direttore di Dipartimento Prof. Carlo Combi, al Dr. Marco Cristanini, con compiti sia gestionali (accettazione delle donazioni, allestimento) che tecnici (fine catalogazione in un database, sito web). Da quel momento, grazie ad una cura svolta con impegno e passione, gli oggetti aumentano presto in quantità e in qualità.
• Le visite guidate partono invece dal 2014: i visitatori sono in prevalenza ragazzi di Licei Scientifici o Licei in Scienze Applicate di Verona; in breve tempo si estendono anche ad istituti scolasti al di fuori di Verona (e.g. Pisa) e a gruppi di persone diversamente abili.
• Nel 2015 il Dipartimento, guidato dal Prof. Franco Fummi, tutt’ora in carica, inserisce il museo nel “Public Engagement” ossia fra le attività senza scopo di lucro a valore educativo, culturale e di sviluppo sociale.
Il Museo si prefigge di divulgare alle nuove generazioni la storia dell’informatica e dei manufatti che la caratterizzano, configurandosi come una risorsa non solo per l’Ateneo veronese ma anche per tutto il territorio scaligero.
• Salvaguardia, ripristino, catalogazione e igiene degli oggetti raccolti includendo libri, riviste, giornali, brochure.
• Visite guidate per ogni età duttili nei contenuti e nella durata, con laboratori didattici in cui è possibile toccare e ed usare gli oggetti, specialmente da chi è diversamente abile (tattilità).
• Collaborazione con gli istituti scolastici per l’alternanza scuola-lavoro con progetti specifici, quali “smart asl” e “asl on-site”.
• Collaborazione col Comune di Verona per l’iniziativa “I ragazzi alla scoperta di Verona” e con l’Università di Verona stessa per le iniziative “La notte dei ricercatori”, “Kids for University” e “Family Lab”.
• Organizzazione od ospitalità di eventi, anche nazionali;
tra questi va citato “Il computer racconta se stesso”, promosso da AICA (Associazione Italiana Calcolo Automatico), tenutosi il 18 gugno 2016, in cui 14 Musei provenienti da tutta Italia si sono riuniti per fare il punto della situazione sulle collezioni informatiche sia pubbliche che private.
Attualmente il Museo conta, comprendendo quelli stoccati, oltre 1500 oggetti; di questi, 150 sono esposti su 3 piani in 37 teche strategicamente disposte in zone di passaggio. Fra i reperti più rilevanti vanno citati:
• La calcolatrice elettromeccanica “Olivetti Divisumma 24” (1956).
• Un accoppiatore acustico “Moore Reed” (1975) proveniente dal C.E.R.N. (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire)
• Il computer all-in-one “Olivetti P6060” a circuiti discreti (1965).
• Un computer “General Processor model T” (19879).
• Una matrice logica di sequenza di un ELEA 6001 (1961).
• Un pannello di memoria RAM di capacita 16KB di un calcolatore Honeywell 6000 (primi anni ‘60).
• Un set di hard disk IBM, tra cui il modello 3380J (1987).
• I manuali del computer Olivetti Programma 101 e la card di istruzioni di un Olivetti-General Electric ELEA 4-115.
• La macchina da scrivere “Olivetti Lettera 22” (1950).