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11 Ottobre 2025

“L’Italia corre ancora troppo poco sul fronte dell’alfabetizzazione digitale, sia sul piano dei singoli che su quello delle imprese. Dobbiamo puntare a entrare tra i primi 10 Paesi in Europa, sfruttando al meglio l’economia della digitalizzazione. Dobbiamo correre di più, con l’obiettivo di fare più impresa: alcuni dati sono confortanti, ma l’impegno deve continuare”. A dirlo Gianni Potti, Presidente della Fondazione Comunica, presentando oggi a Roma, presso la Sala Caduti di Nassirya al Senato, l’edizione 2025 di DIGITALmeet, il più grande festival italiano sull’alfabetizzazione digitale, che prende il via il 20 ottobre e prosegue fino al 25 ottobre, con oltre 150 eventi organizzati in tutta Italia.

“La vera sfida della transizione digitale – sottolinea il Senatore Questore, Antonio De Poli in conferenza stampa – non è soltanto tecnologica ma profondamente umana. Possiamo avere infrastrutture avanzate e piattaforme all’avanguardia, ma se mancano le competenze diffuse rischiamo di ampliare le disuguaglianze invece di ridurle. Serve una nuova alfabetizzazione digitale, capillare e condivisa, che coinvolga scuola, università, imprese e istituzioni. È una sfida che riguarda la coesione sociale del Paese: il digital divide non è solo una frattura tecnologica, ma territoriale e generazionale. Investire sul capitale umano significa dare a tutti la possibilità di essere protagonisti del cambiamento, non spettatori ai margini”.

Poco dopo, sul tema, è intervenuto anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, che, partecipando al convegno organizzato da DIGITALmeet a Palazzo Giustiniani, Competenze Digitali e Istruzione, Verso una Nuova Alfabetizzazione, ha sottolineato che “avere confidenza con qualcosa è determinante per governarla e non esserne governati. L’alfabetizzazione digitale dei cittadini e delle imprese è per questo imprescindibile in questo momento storico. Con la legge italiana sull’intelligenza artificiale, da un lato consentiamo un uso sicuro dell’AI per i cittadini; dall’altro autorizziamo fino a 1 miliardo di euro di investimenti in equity e quasi-equity tramite il Fondo di sostegno al venture capital e CDP Venture Capital. Risorse che andranno a PMI innovative e start-up attive nei settori AI, cybersicurezza e telecomunicazioni”.

LO STUDIO

Sul tema DIGITALmeet va oltre con una ricerca: “L’alfabetizzazione digitale si fa impresa: l’economia dei digital content creators”. Uno studio presentato oggi, sviluppato da InfoCamere, analizza quante sono, come e dove operano le aziende che in Italia hanno come core business la creazione di contenuti: quanti digital creator oggi hanno fatto il salto di qualità e sono diventati imprenditori? In Italia le società che si occupano esclusivamente (core) o parzialmente (ibride) di questo tipo di business sono circa 25 mila, delle quali 15 mila le core.

La top 5 delle regioni ad alto tasso di content creation – aziende core – è composta da: Lombardia (5.700), Lazio (4.600), Campania (2.400), Veneto (1.600), Sicilia ed Emilia-Romagna a pari merito (1.500). L’evoluzione temporale evidenzia una crescita esponenziale del numero di imprese tra il 2015 e il 2024. In otto anni il totale delle Digital Content Creator è aumentato del +185% (da 8.918 a 25.429 imprese), con un ritmo più intenso per le core che triplicano (+206%, da 5.219 a 15.986) rispetto alle ibride (+155%, da 3.699 a 9.443 imprese).
Il valore della produzione – il fatturato – per le core è schizzato da 9 a 16 miliardi di euro (con una verticale sul fatturato da 11 a 16 miliardi di euro in 4 anni: dal 2021 a oggi). Le ibride sono passate da 2.2 miliardi a 4.7: crescita molto rilevante (dal 2021 a oggi: da 2.8 a 4.7 miliardi di euro).
“Le competenze digitali – spiega Paolo Gubitta, professore ordinario di organizzazione aziendale, Università di Padova e coordinatore scientifico della ricerca Infocamere – diventano motore di inprenditorialità e aprono spazi inediti che non hanno bisogno di grandi capitali e così nascono le imprese che abbimo definito Core. Il Digital Content Creator non è più un comunicatore amatoriale, ma un nuovo soggetto imprenditoriale, che opera all’intersezione tra creatività, tecnologia e modelli di business data-driven. L’accesso diffuso agli strumenti digitali ha ridotto le barriere finanziarie all’ingresso: sono sufficienti le skill digitali, una connessione e abilità narrative per trasformare un’idea in un progetto economico. È in questo spazio che la creator economy ha trovato terreno fertile, dando origine a migliaia di microimprese che nascono attorno a un canale, un format o una community. Le imprese ibride invece sono aziende che fanno altro ma che incorporano queste nuove competenze legate ai nuovi media e ne beneifciano nella crescita: sia in chiave numerica che di valoire della produzione”.

“Le competenze digitali – sottolinea Alessandro Sperduti, del Dipartimento di Matematica “Tullio Levi-Civita’’ dell’Università di Padova, Direttore del Centro Augmented Intelligence Fondazione Bruno Kessler – sono fondamentali per il futuro delle persone e del Paese. Dobbiamo lavorare per ridurre il divario rispetto alle altre nazioni europee, in modo da permetterci di essere protagonisti anche nell’ambito delle tecnologie dell’Intelligenza Artificiale. Le tecnologie dell’Intelligenza Artificiale, infatti, stanno sempre più permeando gli ambiti sociali e produttivi delle nazioni avanzate, con un valore di mercato stimato dalle Nazioni Unite di 4,8 trilioni di dollari entro il 2033”.

Per Gianni Dal Pozzo, AD di Considi, la sfida nel campo dell’alfebtizzaizone digitale è la difesa, protezione e custodia dei dati in particolare quelli aziendali: “il vero patrimonio delle aziende risiede nei dati aziendali percio’ abbiamo imparato a lavorare con gli LLM: i Large Language Model ossia il sistema di apprendimento su vasta scala dell’AI, deputato alla generazione di sintesi e testi. Spesso assistiamo a casi dove contratti e relazioni vengono caricati su sistemi di IA  per ottenere rapidamente un risssunto: è in quel momento che stiamo cedendo dati preziosi. La sfida oggi è usare gli LLM su dati proprietari riuscendo a preservarli”.

Il messaggio che DIGITALmeet vuole diffondere è più che mai attuale: “Serve che chi oggi ha a cuore l’innovazione faccia una scelta: mettere a disposizione le proprie competenze per non perdere il treno del futuro. Il capitale umano è quel pilastro necessario che consente quella integrazione indispensabile con le nuove tecnologie. L’AI, ad esempio, non è uno strumento da temere o rifuggire, piuttosto è un’opportunità unica da saper governare” – conclude Potti.

I NUMERI

La scorsa edizione di DIGITALmeet è stata seguita da oltre 130 mila persone, sommando presenze agli eventi e partecipazioni online.
DIGITALmeet 2025 si conferma dunque come il più importante appuntamento italiano per la cultura digitale, un luogo di dialogo tra esperti, istituzioni e cittadini per affrontare le sfide dell’innovazione.


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3 Ottobre 2025

Oltre 200 tra volontari, speaker e ambassador per un Festival diffuso unico: tutta l’Italia coinvolta – dal 20 fino al 25 ottobre – attraverso eventi che racconteranno quanto il valore del capitale umano sia l’elemento strategico per una integrazione e crescita del Paese attraverso le nuove tecnologie. Negli ultimi anni si è rilevata una accelerazione ma che non è ancora sufficiente a portarci nella top ten dei paesi a forte propulsione digitale. Quali sono quindi le grandi sfide del Digitale che ci aspettano? Cosa possiamo fare? DIGITALmeet prova a raccontare proprio questo. E lo fa partendo dal Veneto, dall’Università di Padova. Qui nasce la ricerca, nascono le idee e le opportunità: verso una nuova Silicon Valley del Nordest?

“DIGITALmeet porta ancora una volta il digitale sul grande palcoscenico dell’innovazione. L’Italia, soprattutto in questi ultimi anni, ha fatto un grande sforzo, ad esempio sulla rete in fibra ma anche sul fronte della digitalizzazione dei servizi pubblici e della copertura 5G, e si posiziona – spiega Gianni Potti, Presidente di Fondazione Comunica e founder di DIGITALmeet – tra il 18esimo e il 22esimo posto dell’Indice DESI/Digital Decade 2025: quando nacque DIGITALmeet eravamo 27esimi e, come si vede, l’alfabetizzazione digitale è ancora lunga da realizzarsi nel nostro Paese. Oggi su alfabetizzazione digitale viaggiamo al 25esimo posto in Europa o giù di li: inaccettabile. Stiamo da una parte avanziamo dall’altra arretriamo”.

“L’alfabetizzazione digitale – dice la Magnifica Rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli – è oggi una delle sfide più urgenti per il Paese, ma anche una grande opportunità. L’Università di Padova crede nel valore della conoscenza come strumento di libertà e responsabilità: formare persone in grado di comprendere e governare le tecnologie significa rafforzare la democrazia e la coesione sociale. Per questo il digitale non può essere solo un insieme di strumenti, ma una cultura che unisce competenze, etica e visione. Investire nel capitale umano significa costruire una società capace di affrontare il cambiamento e di guidarlo, non di subirlo”.

“Le competenze sul digitale – sottolinea Alessandro Sperduti, del Dipartimento di
Matematica “Tullio Levi-Civita’’ dell’Università di Padova, Direttore del Centro Augmented Intelligence Fondazione Bruno Kessler –
sono fondamentali per il futuro delle persone e del Paese. Dobbiamo lavorare per ridurre il divario rispetto alle altre nazioni europee, in modo da permetterci di essere protagonisti anche nell’ambito delle tecnologie dell’Intelligenza Artificiale. Le tecnologie dell’Intelligenza Artificiale, infatti, stanno sempre più permeando gli ambiti sociali e produttivi delle nazioni avanzate, con un valore di mercato stimato dalle Nazioni Unite di 4,8 trilioni di dollari per il 2033.  L’Università di Padova non si sottrae a questa sfida ed è pronta a fornire una solida preparazione su questi temi alle nuove generazioni”.

Il messaggio che DIGITALmeet vuole diffondere è più che mai attuale: “serve che chi oggi ha a cuore l’innovazione faccia una scelta: mettere a disposizione le proprie competenze per non perdere il treno del futuro. Il capitale umano è quel pilastro necessario che consente quella integrazione indispensabile con le nuove tecnologie. L’AI, ad esempio, non è uno strumento da temere o rifuggire, piuttosto è una opportunità unica da saper governare” chiude Potti.

LA RICERCA
Da segnalare che a Roma, il 10 ottobre prossimo, presso il Senato della Repubblica, sarà presentata una ricerca che traccerà i contorni del mercato del lavoro in uno specifico segmento del sistema digitale italiano. I dettagli verranno annunciati nei prossimi giorni.